venerdì 15 gennaio 2010

Amore, amore... il nostro amore è un cane obeso

di hollerJack

Amore, amore. Il nostro amore è un cane obeso. Ricordo ancora il tuo illibato e inconsapevole disarticolarti nelle strettoie della più blanda ambivalenza morfo-sintattica. Il tuo innocente confondere il mio proferire del termine feuilleton con la parola fellatio quella prima volta che ti incontrai. Stucchevolezza, irresistibile stucchevolezza. Ci baciammo la stessa sera, un bacio fulmineo, folgorante nella sua naturalezza di intenti reciprocamente condivisi. Fortunatamente, all'epoca non era niente che avesse a che fare con Tiziano Ferro o i Sud Sound System. E no, non mi sentivo pronto per presentarmi a tua madre, mi metti in imbarazzo, e porca puttana! Ci conoscevamo solo da mezz'ora. Ricordo il confondersi dei miei baci coi miei baci sotto la pioggia. Era belissimo baciarmi. Era così spontaneo, un bilanciato "dare e dare". Poi è subentrato Il piacere procuratomi dalla tua furtiva e umida linguetta, e il tuo burlesco e giocoso ricordarmi scherzosamente che non stavo baciando te ma un cane.

Amore, amore. Il nostro amore è un cane obeso. Impossibile, ti dico: ricorderò sempre il nostro primo bacio con denso raziocinio e lucida nitidezza. Una nitidezza impressionante, paragonabile solo ai filmati porno in formato DVD che hai girato col tuo ex-ragazzo e visti su di un LCD - full HD Sony con monitor da 52 pollici pagato la miseria di 2800 euro al sottocosto di Mediaworld. O almeno così solevi dirmi quando descrivevi il suo televisore.

Amore, amore. Il nostro amore è un cane obeso. Non potrò mai dimenticare le traversate abbracciati sotto le intemperie, succinti in termini entomologici come insetti in stadio di pupa legati alla pianta mediante una cintura serica. Tu eri la pianta. La stessa sensazione che mi ha fatto provare pochi mesi dopo tua madre mentre vedevo che accingeva a mettersi una cintura. E poi il fantasma della tua passata vita relazionale, un'esistenza che sembrava segnata in modo indissolubule su un destino imperniato verso il matrimonio, il vicendevole nostro avvicinamento e il conseguente allontanamento, la nostra lunga "traversata nel deserto" e infine la riconciliazione. Era come In the Mood for Love, ma senza giapponesi: quindi bellissimo, ma dovevo capire che non poteva funzionare.

Amore, amore. Il nostro amore è un cane obeso . Uno di quei cani dolcissimi, inizialmente. Un giocoso bastardino che non potevo proprio fare a meno di accarezzare dal momento in cui mi guardava con quei limpidi, imperscrutabili occhioni da lupacchiotto cecoslovacco, anche se tra me e me dapprincipio pensavo "mi stai fottendo, lurido pezzo di merda". E col passar del tempo il nostro amore cresceva, cosicchè anche il cane cresceva, dato che il cane è una non proprio lungimirante metafora del nostro amore. Poi è arrivato il periodo in cui abbiamo cominciato a fare l'amore, e si sa. Quando cominci a prendere dimestichezza con queste cose entri in un circolo vizioso da cui non è facile venire a galla. Mi riferisco all'atto di fare l'amore ovviamente, non a quello di accarezzare il cane. Ma dato che il cane è una metafora del nostro amore, si potrebbe dire anche "dal momento in cui abbiamo cominciato a fare il cane", ma è da intendersi in termini astratti. Perlomeno sono sicuro che non mi sono mai trombato un cane, o che nei ristoranti cinesi che ho frequentato ci fosse un filo di diretta trasparenza col cliente.


Arrivò il momento in cui fare l'amore (o fare il cane, che dir si voglia) divenne una cosa abitudinaria. Una ridondanza quotidiana. Quotidianità che è statuto principe di tutto ciò cui è impossibile attribuire un grande valore. E così riprendemmo a uscire da casa più spesso, ma sembrava tutto già detto e già fatto. Eppure il nostro amore cresceva, e così anche il cane, che come prima ho detto è una metafora di dubbio gusto sul nostro amore. Cresceva anche troppo, guazzabugliava adagio nelle nostre routinarie convenzioni, nell'appassimento progressivo dell'enfasi, e nei nostri tragicomici convenevoli. La routine è da considerarsi metaforicamente il junk food dell'amore, che a sua volta è metaforicamente definito in quanto cane, e quindi la routine era il junk food del cane. E così sto' cane di merda (scusate, è che mi sta anche un po' rompendo i coglioni) si prediligeva di scarti di Burger King e alette di pollo KFC e ingrassava a vista d'occhio. Cominciava a mangiare male e diventava un maiale. Ma maiale in quanto cane grasso, non in quanto si stesse trasformando in un maiale, sennò avrei detto che il nostro amore è un maiale, invece è un cane al quale ho affibiato il termine dispregiativo "maiale".

Amore, amore. Il nostro amore era ormai diventato un cane obeso. Uno di quei cani che poltriscono tutto il giorno cercando cibi di fortuna, e che puzzano di birra o liquore, che rubano i soldi dal borsello dei genitori e se li giocano tutti al videopoker, uno di quei tipici cani che torna a casa ubriaco e picchia la moglie. Niente aveva più senso, e poter restare insieme sarebbe stato verosimile quanto vedere un tibetano che suona coi Type O Negative, o i Nine Inch Nails; o come vedere papa Benedetto XVI suonare la batteria in una band grindcore, ove la cosa assurda da immaginare è il concetto di "grindcore tedesco" (per renderlo genere veritiero e consolidato dovrebbero scapparci almeno una dozzina di morti a ogni concerto).

Era diventato uno di quei cani così brutti,che quando sei in macchina e lo vedi sbucare sul ciglio della strada sei fortemente tentato di curvare, ingranare la marcia e spingere sull'acceleratore per metterlo sotto.

Quindi ci siamo lasciati.



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5 commenti:

SCIUSCIA ha detto...

Wow, non credevo di arrivare in fondo e che mi sarebbe piaciuto.

hollerjack ha detto...

toh.. non smetterò mai di commuovermi davanti all'inconfutabile evidenza delle anomalie che ci carezzano trasversalmente l'esistenza.

essere disgustoso* ha detto...

io ho avuto un cane obeso.
e mi rubava i soldi dal portafogli.
sei stato che l'ahi investito?

Lipesquisquit ha detto...

E' così bello che potrebbe essere vero.
Lasciami nel dubbio, non voglio andare troppo sul personale.

Anonimo ha detto...

Da tre giorni a questa parte non faccio altro che leggerlo! Un capolavoro