venerdì 27 novembre 2009

Post of the dead

di hollerJack

Sorvolando sulle dinamiche logistiche insite dietro ai tempi di messa on air di Diary of the Dead, opera ultima di un regista del calibro di George A. Romero - riprese, montaggio e rifinizioni terminate nel 2007 (mi riferisco al film, non a Romero) - le sale cinematografiche italiane hanno goduto della presenza dell'opera sopracitata nei loro palinsesti solo a partire dal giorno 30 ottobre 2009. Non è dato sapere quante siano state le sale, e tutt'ora ho una sola certezza: quando chiedevo a qualsivoglia persona se ne fosse in qualche modo a conoscenza, vedevo rose di gerico del deserto passar dietro di loro, e un baratro d'inconsapevolezza fare da sfondo alla desolazione di chi ormai credeva di aver perso per sempre le speranze di vedere tale film in territorio nostrano (io, George Romero e la nipote di un tizio che vende prodotti erboristici sotto casa mia).
A rigor logico, dunque, la cosa più ovvia da fare è stata scaricare il film con il buon vecchio mulo, e non me ne voglia il Dipartimento di Sicurezza informatico per questa effrazione light. Dipartimento che, oltretutto, ha visitato di recente il blog e che saluto con un audace e frizzante mix di leccata di culo reverenziale e tanta, tantissima simpatia, CIAO!

Converto il div-x in dvd, lo inserisco nel lettore della mia camera, i miei occhi cominciano a far convergere sulla retina i raggi di luce catodica infiniti e provenienti dall'infinito, e lascio che la mia mente si predisponga a un'epifania di sangue, horror e apologia-zombie.

Trama:
Un capannello di studenti di college che paiono uscire da un cartellone pubblicitario della Tommy Hilfiger / Jadore le parfum de Christian Dior, ha l'originalissima idea di girare un film horror a basso costo (vedi la mummia realizzata in garza e carta igienica) in Pennsylvania.  Romero, investito da un fulmine di lungimiranza artistica e lucidità di formulazione dell'intreccio narrativo che mi lascia del tutto spiazzato, ha l'idea di immortalarsi come ennesimo coglione di turno con la trovatona del film horror nel film horror (prima occhiatina di stizza, mentre la semiotica del cinema e i critici ringraziano). Dopo pochissimi ma in apparenza interminabili minuti di battutacce, considerazioni spicciole, nesso logico/discorsivo ridotto all'osso e frecciatine a sfondo sessuale al bocchinaro culturista di turno - dialoghi e film registrati con macchina da presa diretta (lo chiamano reality horror e poi ci mettono dentro Barbie e Ken) -, una radio informa che la gente sta impazzendo e che la morte sta creando una progenie di non-morti che sventrano i vivi che diventano a loro volta non-morti dopo esser morti, che poi non lo dicono proprio così, ma lo sto persino migliorando. Dinanzi a cotanto orrore, isolamento e ammutinamento (prima) e sovraccarico massmediale (poi), uno di loro impugna la telecamera e incarnerà la figura dell'occhio-macchina dietro l'obiettivo della tecnologia ai tempi del plug and play (semiotica del cinema e critica ringraziano ancora, nessuno schema sembra esser rinnovato e/o violato). 

Analisi (semiseria)
- banale critica al sistema dei media nel tessuto filmico:
Quella dei new media risulta agli occhi di molte personalità creative (all'interno del settore filmico e non / all'interno del corso di studi di scienze della comunicazione e non) una struttura a propulsione eterogenea, spinta da un impulso che parte dal contagio virale (l'immagine riproduce la realtà, e dal momento in cui entra in circolo una forma di modificazione contenutistica diventa immagine affetta da virus, immagine allucinatoria / ingannevole). In pratica gli zombie sono affetti da un virus che ha contagiato anche la videotrasmissione nelle sue dinamiche simbolico-funzionali.
In tale contesto l'informazione è contaminata dal sovraccarico delle notizie in una circostanza di allarme mondiale, e dalla censura dell'immagine scomoda da parte degli attori e le agenzie istituzionali (che rappresentano il virus dell'immagine, quello più sottile e impalpabile): una censura che presenta diverse tendenze che partono dalla manipolazione contenutistica del frame visivo e bla, bla, bla...
Immagine semi-istantanea e differita - presumibilmente la più alta forma di diniego della veridicità dell'immagine bla, bla, bla...
Da un lato le vicissitudini dei protagonisti, e dall'altro i media: due forze che creano la tessitura del racconto immedesimando vettori di matrice diametralmente opposta: una centripeta (la ricerca di un rifugio, di un dentro) e una centrifuga (le notizie si disperdono nel caos perdendo il loro statuto utilitaristico) e bla, bla, bla...

- confronti scontati:
Anche Rec (altro film di merda) sfrutta il sistema della presa diretta per dare enfasi all'immagine con un piglio pseudo-documentaristico atto a ottenebrare il congegno della fiction con una malriposta intenzione di illanguidire le difese immunitarie da parte dello spettatore.
Vale lo stesso per Cloverfield  di Matt Reeves, ancora illustrazioni, didascalie narrative ed elementi concettuali disegnati dalla presa in real time, con l'aggiunta di inquietanti sfumature simboliche (es. il mostro-nemesi della civiltà decapita la Statua della Libertà, l'icona degli States diventa uno spettrale moloch-effige di un'Apocalisse prossima). Un buon film, Cloverfield (ancora quella stronzata di Barbie, Ken e Tommy Hilfiger inside).

Tornando a Diary of the Dead - 

Critiche a Romero:

1) L'utilizzo della tecnica digitale per riprendere monitor di computer, televisoni, etc. rappresenta un calcio nelle palle a qualunque trasposizione che voglia godere di veridicità.

2) Il disperato tentativo, da parte del padre del genere zombie, di continuare a esserne il mentore rifiutando lo  stesso termine. Sono piuttosto:
- non morti
- morti che camminano
- morti viventi
- morti che a ben vedersi non sono poi così tanto morti
- morti destati dal virus
- morti con una buona cera
- morta sarà tua sorella, le ho appena fatto esplodere il cranio perchè ha tentato di sventrarmi o almeno così ricordo... questi metamfetaminici entrano in circolo che è una bellezza.


3) All'interno di ogni film si ripete quella ridondante componente "MIRA ALLA TESTA, LA TESTA!". Oddio, non hai mai visto un film di Romero?

4) Romero ha perso già da un pezzo l'occasione della sua vita: quella di girare un film di botte-e-zombie con Bud Spencer e Terence Hill: titoli dall'indiscutibile valore qualitativo quali "I Due Superpiedi quasi Zombie" e "Altrimenti non Moriamo".

E siamo già a due capolavori mancati... che peccato.

  
nella foto: un dipendente della ex-GestLine affronta uno stuolo di retribuenti un po' incazzati.


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2 commenti:

SCIUSCIA ha detto...

Non ho visto il film, ma il post me lo sono gustato assai.

hollerjack ha detto...

beh, spero di averlo reso "appetibile"...
braaaaiin, braaaaiiin