lunedì 30 novembre 2009

Troppo facile

di matman4

Giorni fa, dalle mie parti, si è tenuta una manifestazione anti-camorra.

In pratica ex-sessantottini, punkabbestia, studenti fuori corso e altre persone che comprano l'erba dai camorristi hanno sfilato per le zone più malfamate della città gridando slogan del tipo "camorra, camorra, vaffanculo". C'erano pure sindaci di paesi limitrofi che declamavano bei discorsetti sul valore della legalità da un palco.

Oh, i camorristi - tutti, eh ! - sono stati così toccati nel profondo che sono corsi alla stazione di polizia a costituirsi, confessando tutti i reati commessi (le forze dell'ordine non sono riuscite a trascriverli tutti perchè continuavano a piangere e singhiozzare. I camorristi, non i reati commessi.)

E' stato molto commovente l'abbraccio tra il commissario e i capoclan ammanettati.

Hanno deciso di comune accordo di non perdersi di vista e si sono scambiati i contatti MSN.

Poi è venuto Napolitano con l'elicottero. Ha detto "bravi" e ha offerto i cornetti a tutti.

La prossima volta si va nella piazza principale di Corleone, ci si tiene per mano e si canta in coro Pensa di Fabrizio Moro.

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venerdì 27 novembre 2009

Post of the dead

di hollerJack

Sorvolando sulle dinamiche logistiche insite dietro ai tempi di messa on air di Diary of the Dead, opera ultima di un regista del calibro di George A. Romero - riprese, montaggio e rifinizioni terminate nel 2007 (mi riferisco al film, non a Romero) - le sale cinematografiche italiane hanno goduto della presenza dell'opera sopracitata nei loro palinsesti solo a partire dal giorno 30 ottobre 2009. Non è dato sapere quante siano state le sale, e tutt'ora ho una sola certezza: quando chiedevo a qualsivoglia persona se ne fosse in qualche modo a conoscenza, vedevo rose di gerico del deserto passar dietro di loro, e un baratro d'inconsapevolezza fare da sfondo alla desolazione di chi ormai credeva di aver perso per sempre le speranze di vedere tale film in territorio nostrano (io, George Romero e la nipote di un tizio che vende prodotti erboristici sotto casa mia).
A rigor logico, dunque, la cosa più ovvia da fare è stata scaricare il film con il buon vecchio mulo, e non me ne voglia il Dipartimento di Sicurezza informatico per questa effrazione light. Dipartimento che, oltretutto, ha visitato di recente il blog e che saluto con un audace e frizzante mix di leccata di culo reverenziale e tanta, tantissima simpatia, CIAO!

Converto il div-x in dvd, lo inserisco nel lettore della mia camera, i miei occhi cominciano a far convergere sulla retina i raggi di luce catodica infiniti e provenienti dall'infinito, e lascio che la mia mente si predisponga a un'epifania di sangue, horror e apologia-zombie.

Trama:
Un capannello di studenti di college che paiono uscire da un cartellone pubblicitario della Tommy Hilfiger / Jadore le parfum de Christian Dior, ha l'originalissima idea di girare un film horror a basso costo (vedi la mummia realizzata in garza e carta igienica) in Pennsylvania.  Romero, investito da un fulmine di lungimiranza artistica e lucidità di formulazione dell'intreccio narrativo che mi lascia del tutto spiazzato, ha l'idea di immortalarsi come ennesimo coglione di turno con la trovatona del film horror nel film horror (prima occhiatina di stizza, mentre la semiotica del cinema e i critici ringraziano). Dopo pochissimi ma in apparenza interminabili minuti di battutacce, considerazioni spicciole, nesso logico/discorsivo ridotto all'osso e frecciatine a sfondo sessuale al bocchinaro culturista di turno - dialoghi e film registrati con macchina da presa diretta (lo chiamano reality horror e poi ci mettono dentro Barbie e Ken) -, una radio informa che la gente sta impazzendo e che la morte sta creando una progenie di non-morti che sventrano i vivi che diventano a loro volta non-morti dopo esser morti, che poi non lo dicono proprio così, ma lo sto persino migliorando. Dinanzi a cotanto orrore, isolamento e ammutinamento (prima) e sovraccarico massmediale (poi), uno di loro impugna la telecamera e incarnerà la figura dell'occhio-macchina dietro l'obiettivo della tecnologia ai tempi del plug and play (semiotica del cinema e critica ringraziano ancora, nessuno schema sembra esser rinnovato e/o violato). 

Analisi (semiseria)
- banale critica al sistema dei media nel tessuto filmico:
Quella dei new media risulta agli occhi di molte personalità creative (all'interno del settore filmico e non / all'interno del corso di studi di scienze della comunicazione e non) una struttura a propulsione eterogenea, spinta da un impulso che parte dal contagio virale (l'immagine riproduce la realtà, e dal momento in cui entra in circolo una forma di modificazione contenutistica diventa immagine affetta da virus, immagine allucinatoria / ingannevole). In pratica gli zombie sono affetti da un virus che ha contagiato anche la videotrasmissione nelle sue dinamiche simbolico-funzionali.
In tale contesto l'informazione è contaminata dal sovraccarico delle notizie in una circostanza di allarme mondiale, e dalla censura dell'immagine scomoda da parte degli attori e le agenzie istituzionali (che rappresentano il virus dell'immagine, quello più sottile e impalpabile): una censura che presenta diverse tendenze che partono dalla manipolazione contenutistica del frame visivo e bla, bla, bla...
Immagine semi-istantanea e differita - presumibilmente la più alta forma di diniego della veridicità dell'immagine bla, bla, bla...
Da un lato le vicissitudini dei protagonisti, e dall'altro i media: due forze che creano la tessitura del racconto immedesimando vettori di matrice diametralmente opposta: una centripeta (la ricerca di un rifugio, di un dentro) e una centrifuga (le notizie si disperdono nel caos perdendo il loro statuto utilitaristico) e bla, bla, bla...

- confronti scontati:
Anche Rec (altro film di merda) sfrutta il sistema della presa diretta per dare enfasi all'immagine con un piglio pseudo-documentaristico atto a ottenebrare il congegno della fiction con una malriposta intenzione di illanguidire le difese immunitarie da parte dello spettatore.
Vale lo stesso per Cloverfield  di Matt Reeves, ancora illustrazioni, didascalie narrative ed elementi concettuali disegnati dalla presa in real time, con l'aggiunta di inquietanti sfumature simboliche (es. il mostro-nemesi della civiltà decapita la Statua della Libertà, l'icona degli States diventa uno spettrale moloch-effige di un'Apocalisse prossima). Un buon film, Cloverfield (ancora quella stronzata di Barbie, Ken e Tommy Hilfiger inside).

Tornando a Diary of the Dead - 

Critiche a Romero:

1) L'utilizzo della tecnica digitale per riprendere monitor di computer, televisoni, etc. rappresenta un calcio nelle palle a qualunque trasposizione che voglia godere di veridicità.

2) Il disperato tentativo, da parte del padre del genere zombie, di continuare a esserne il mentore rifiutando lo  stesso termine. Sono piuttosto:
- non morti
- morti che camminano
- morti viventi
- morti che a ben vedersi non sono poi così tanto morti
- morti destati dal virus
- morti con una buona cera
- morta sarà tua sorella, le ho appena fatto esplodere il cranio perchè ha tentato di sventrarmi o almeno così ricordo... questi metamfetaminici entrano in circolo che è una bellezza.


3) All'interno di ogni film si ripete quella ridondante componente "MIRA ALLA TESTA, LA TESTA!". Oddio, non hai mai visto un film di Romero?

4) Romero ha perso già da un pezzo l'occasione della sua vita: quella di girare un film di botte-e-zombie con Bud Spencer e Terence Hill: titoli dall'indiscutibile valore qualitativo quali "I Due Superpiedi quasi Zombie" e "Altrimenti non Moriamo".

E siamo già a due capolavori mancati... che peccato.

  
nella foto: un dipendente della ex-GestLine affronta uno stuolo di retribuenti un po' incazzati.


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martedì 24 novembre 2009

Silvio superstar, Silvio rock'n'roll # 2

di matman4

Sono così poco originale che Rolling Stone ha le mie stesse idee.


Dittatoruncolo rockstar dell'anno.

Sarà per la prossima volta, Lemmy.

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domenica 22 novembre 2009

Dieci frasi per togliersi di torno una persona sgradita

di matman4

1) “Sono a favore dell’adozione per le coppie omosessuali.”

2) “Per risolvere questo problema servirebbe una corda. Peccato che non sono bravo nei nodi scorsoi.”

3) “Riesco a leccarmi lo scroto, vuoi vedere ?”

4) “Cavati dalle palle sennò t’infilo la minchia in un tostapane acceso.”

5) “Ho una buona memoria, non ci credi ? Ora ti dico tutti gli stati dell’Asia.”

6) “Non è vero. I politici sono tutti onesti e fanno tutto il possibile per aiutarci.“

7) “Sono un fan dei Negramaro.“

8) “Comunque lo stupro di minorenni è comunemente accettato in molte parti del mondo, forse siamo noi ad essere troppo indietro.“

9) “Luciano Moggi è vittima di un complotto.”

10) “No, sono desolato, non ho spiccioli.“


(überflüssig. Regà, se avete l'impellente voglia di commentare, siete pregati di scrivere cose attinenti all'argomento del post. Altrimenti sono costretto a venire a casa vostra, sgozzarvi con una mannaia, bere il vostro sangue, legarvi a una sedia e farvi vedere un episodio dell' indimenticabile Via Zanardi, 33. O questo o eliminare i commenti inutili, devo ancora decidere.)

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venerdì 20 novembre 2009

Slap fair play

di matman4



Calcio.

Mercoledì sera, allo Stade de France di Parigi, si è disputata la partita Francia-Irlanda, valevole per le qualificazioni ai mondiali di Sudafrica 2010. L' Irlanda deve vincere per potersi qualificare. Keane porta gli irlandesi in vantaggio, uno a zero, ma la Francia pareggia con un colpo di testa di Gallas. Finisce uno a uno, la Francia passa e l' Irlanda resta a casa, come quattro anni fa.

Il gol di Gallas è stato però viziato da un netto tocco di mano di Henry che l' arbitro Hannson non ha visto. Scoppia un casino.

(ehi, lo scrivo per quelli che magari hanno passato gli ultimi due giorni a fare sesso e non hanno avuto il tempo per informarsi)

Il primo ministro irlandese Cowen ha assicurato che il ministro dello Sport del suo governo scriverà alla FIFA per presentare un ricorso ufficiale in cui si chiede di rigiocare la partita. Richard Dunn, difensore centrale dell' Irlanda dice "Hanno deciso loro chi doveva andare al Mondiale. Platini voleva la Francia in Sudafrica. Adesso staranno festeggiando." Trapattoni, ct dell' Irlanda, sbotta "Sono arrabbiato. Parliamo sempre di fair play. Vado nelle scuole a parlare di fair play. Parlo con i ragazzini dello sport, della sua importanza nella vita e tutti hanno visto questa partita." (Trapattoni va a parlare nelle scuole ! Giovanni Trapattoni ! L' uomo la cui sola esistenza ha portato Chomsky a tentare il suicidio impiccandosi a un albero sintattico binario.)

Sarkozy afferma che "sono le istanze preposte in sede internazionale a doversi esprimere."

Insomma, un casino. Sono in parecchi a richiedere la ripetizione della partita.
"Henry ha toccato il pallone con la mano e non l' ha detto all' arbitro, non c'è stato il fair play."

Ma andate a fanculo.

Avete mai giocato a calcio ? Il calcio è fatto soprattutto di scorrettezze, tirate di capelli, minacce di morte, sputi negli occhi, falli a piedi uniti, gomitate che spaccano gli zigomi. E questo soltanto nello spogliatoio.

Credete in quella stronzata del "terzo tempo", con gli avversari che si stringono le mani e si scambiano le magliette a fine partita ? Così alla fine vince lo sport, tutti contenti, è stato bello, alla prossima ? Se potesse un difensore caccerebbe dai pantaloncini una pistola e sparerebbe alla testa dell' attaccante che l' ha dribblato per la terza volta.

Ma voi volete il fair play. D' accordo, fate rigiocare Francia-Irlanda.

A 'sto punto, però, mi rigiocate anche Argentina-Inghilterra del 1986, dove un noto argentino segnò di mano.
Con le stesse squadre di allora.

Non voglio perdermi Maradona sudatissimo che prova a ripetere il gol più bello di sempre e, superata la trequarti campo, schiatta d' infarto.

(Intanto dopo 24 anni, con la vittoria sull' Egitto per uno a zero, l' Algeria torna a partecipare a un mondiale. Nel dopopartita i maghrebini si riversano nelle strade per festeggiare : per ora siamo a 14 morti, 250 feriti e 175 incidenti stradali. Questo sì che è un terzo tempo !)

(Per leggere un post più simil-divertente sull' argomento trattato, prego pigiare qui. Ma poi tornate su questo blog, vi prego, mi sento solo e i coyote hanno già iniziato a ululare.)


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giovedì 19 novembre 2009

Lavattrici (inaspettatamente : new post)

Davvero poche le volte in cui mi sono emozionato vedendo un film.
I film sono qualcosa di artefatto, costruito a tavolino, finto … come potrebbero mai emozionarmi ?

(Un film, eh. Nikki Benz e Shyla Stylez me lo fanno rizzare anche se più finte di un 2 euro con sopra Tardelli che urla)

(no, aspetta, alla fine i film mi emozionano. Sono emozioni anche la noia, il disgusto, il voler mandare a fanculo il regista, no ? Tutti parlano sempre di “ emozionarsi ” come se le uniche emozioni esistenti fossero l’allegria, la tristezza, urlare come Tardelli durante un threesome con Nikki Benz e Shyla Stylez.)

Il fatto è che, sin dall’ infanzia, i film non me l’ hanno mai contata giusta. Erano popolati da coglioni che non ne azzeccavano mai una (oppure l'azzeccavano fin troppo, elaborando piani perfetti in pochi secondi) e da tizi che non si esprimevano mai con inflessioni dialettali e che avevano sempre la risposta giusta al momento giusto. Parlavano sempre senza incespicarsi, usavano a strafottere il verbo “fottere”, mangiavano sempre nei fast-food e non cacavano quasi mai. E tutti avevano un matrimonio fallito alle spalle. E i neri erano integrati nella società.

Parlavano con i bianchi, facevano battute su quanto fossero tuttora discriminati, avevano anche incarichi di responsabilità. Dalle mie parti gli unici neri che c’erano li mandavano a fanculo quando provavano a venderti gli accendini mentre eri fermo al semaforo.

Per far convergere degnamente le due cose l’unica sarebbe stata aspettare che Spike Lee venisse a bussarmi al finestrino dell’evangelion mentre aspetto il verde tentando di vendermi dei fazzoletti.
E mandarlo a fanculo per i suoi film.

“E’ tutto finto” pensavo, sin da poppante. Quindi non mi spaventavo vedendo gli horror, non mi facevo seghe mentali vedendo sci-fi, non mi facevo seghe vedendo le commedie erotiche all’ italiana (sentivo solo un piccolo sussulto nelle mutande e pensavo “Ehi, stai fermo, sto cercando di annoiarmi.”)

C’era però una cosa che non capivo : il sangue. Cazzo, il sangue sembrava vero. Come faranno a usare del sangue in un film? Non è illegale? Chiesi a Mia Madre.

matman4 (versione 1.0) “Mamma, come fanno a usare il sangue nei film?“
Mia Madre “Usano salsa di pomodoro”

Mmm … ok, plausibile. Poi pensavo “Naaa … e dai, si vede che non è pomodoro. Mi ha risposto così per togliermi di torno … oppure è davvero convinta che sia pomodoro. Magari nei vecchi film usavano il pomodoro, ora useranno dei coloranti o che so io. Fatto sta che i vestiti degli attori si macchiano. Cazzo, sai quanti vestiti sporchi da un liquido simile al sangue si accumulano, in ogni film in cui ammazzano qualcuno? E non l’hanno ancora inventato un liquido che non sporchi le camicie, sono sicuro. Sui set dei film devono esserci un casino di lavatrici.“

In pratica immaginavo che dietro al set di qualsiasi film ambientato in un qualsiasi posto (le strade di Los Angeles, la foresta amazzonica, la Saturno degli anni ’70) ci fosse una fila di lavatrici, attaccate una all’altra, che lavoravano a pieno regime per poter permettere agli attori di reindossare i vestiti sporchi di simil-sangue.

Erano dei pezzi di merda, quelli dei film, che nei titoli di coda non ringraziavano mai le lavatrici. Che se il film era stato realizzato, era anche grazie a loro. E loro non potevano mica ribellarsi o rivolgersi a un sindacato. Mi emozionavo soltanto quando, all’ interno di un film, compariva una lavatrice.

“Oh, finalmente! Hanno girato ‘sta scena nel bagno di un appartamento! Un po’ di gloria alle lavatrici! Bravi!“

Dopodichè “Aspetta un attimo. Scommetto che quella è una lavatrice attrice. Non è lei a pulire gli indumenti degli attori. E’ solo un oggetto di scena. Le vere lavatrici sono dietro al set a sgobbare, a far girare vorticosamente i cestelli e il successo va a ‘sta lavatrice attrice che non ha fatto un cazzo. Che pezzi di merda, quelli dei film.“

Quindi immaginavo l’odio che intercorreva tra le lavatrici lavoratrici e quelle che presenziavano nei film.

“Magari c’è pure la lavatrice che lavora dietro al set, poi fa carriera e finisce nel film dimenticandosi delle vecchie amiche. Oppure una lavatrice che fa il doppio lavoro, è dietro al set che lava e poi sta pure nei film. Oppure lavatrici attrici che, per copione, devono lavare ma in realtà non stanno lavando un bel nulla perché non ci sono vestiti in quel cestello. E se ci sono non sono sporchi di simil-sangue. Oppure sono sporchi di simil-sangue e l’ attore che nel film è stato ferito li sta lavando. Oppure su quei vestiti c’è del sangue vero, l’ attore nella vita reale è un omicida a cui piace indossare i vestiti delle sue vittime e per non essere troppo sospetto approfitta delle lavatrici presenti sul set per depistare. Potrebbe usare le lavatrici presenti dietro al set, ma preferisce usare quelle sul set, così nelle scene in cui deve lavare qualche vestito, piazza nel cestello anche i vestiti delle sue vittime e trovandosi davanti ad altri attori, al regista, al fotografo di scena e tutti gli altri è meno sospetto. E approfitta della lavatrice attrice (o lavatrice lavoratrice-attrice), ‘sto bastardo. Oppure l’ attore è complice inconsapevole dell’aiuto regista omicida che gli ha passato i vestiti di scena tra cui quelli sporchi di sangue vero che …“

E via così. Ecco a cosa pensavo, mentre voi guardavate ammirati La storia infinita.

Tutto ciò solo per dire che, tutt’ora, quando vedo una lavatrice in un film sono contento, ho un piccolo sussulto. Certo, ce l’ho anche quando vedo la serie Mr Big Dick’s Hot Chicks New con Nikki Benz e Shyla Stylez che fanno le difficili, ma quello è un altro discorso.

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mercoledì 18 novembre 2009

Shoryuuukeen!

di hollerJack

Ciò che mi preme (in seguito all'aver battuto periodi a cazzo e senza alcuna prospettiva iniziale), è affrontare una trattazione autoreferenziale - dal valore analitico non verificato - su un altro fenomeno di intrattenimento che ha accompagnato una corposa fase della mia crescita, se non altro sotto il punto di vista della formazione di un immaginario di riferimento infantile: Street Fighter II.

Il mio approccio al seguito della cosa era coadiuvato in un'ossessione virale, acquisita presumibilmente dall'incauto spirito pre-adolescenziale che coltivavo in totale assenza della barriera immunitaria nei confronti del potente meccansimo dell'entertaining, causa a sua volta della mia stagnante voluttà (esatto, ero un coglione). Il lido dell'Era Argiva di Paestum è stato probabilmente il territorio di limen e di piena consapevolezza di un mondo che si andava disgregando davanti ai miei occhi, ma senza che io dessi a ciò un vero e proprio resoconto in absentia. Ogni anno al lido la gente era sempre la stessa. Sempre un po' peggio, a dire il vero. Gli abituali frequentatori del settore-ristorazione erano nella maggior parte dei casi clienti coinvolti nel premeditare l'attuazione di qualunque tipo di mansione avesse a che vedere col lucro di denaro proveniente dal nucleo della malavita organizzata locale (50%). La metà dell'altro 50% si distribuiva tra straccivendoli, spacciatori individualisti non-eterodiretti (liberi professionisti), economisti self-made di mini-organizzazioni bancarie fraudolente. Insomma, un piccolo bootleg di farabutti in vacanza. Il restante 25% annoverava teppistelli da strada e ladruncoli dalla fedina penale non ancora intaccata da parte dell'organo dei Carabinieri di Capaccio Scalo, a sua volta corrotto. Non ne ho mai avuto prove certe, era solo una supposizione: è che mi sembrava abbastanza discordante il riconsegnare a questo quadro talmente degradato un scampolo di trasparenza e buoni valori, seppur minimo. Ah, e poi tra i frequentatori c'ero io (0% arrotondato per difetto).

Come ho detto Street Fighter II rappresentò per me un punto nodale per quel che concerne la fase di crescita pre-puberale e lo svezzamento verso un "fuori" che non avesse niente a che vedere con la superficie di influenza familiare. Quasi tutti i giorni mi recavo in prossimità del bar di quel lido, il cui camping adiacente era frequentato perlopiù da immigrati, mentre i clienti paganti ne costituivano l'eccezione, più che la regola. Era il mio primo impatto con la sala-giochi, il primo della mia vita con il joystick e i pulsanti. Dopo i primi tentativi, che mi hanno visto svariate ore incollato davanti al monitor in una frenetica successione stimolo/risposta, il mio organismo cominciava a rispondere ergonomicamente alla visuale dello schermo del coin-op: andavo sviluppando una simbiosi suprema (se non definitiva) con l'arcade stick, le mosse speciali, le combo e le super-combo, gli input e gli output. Credo tutt'oggi che le mie sinapsi siano state compromesse irreparabilmente a causa di quella forma di apprendimento meccanico. I più giovani frequentatori del lido (il che non significa necessariamente "i più gracili") cominciavano a guardarmi giocare inizialmente come temporaneo fenomeno da baraccone, causa per loro di un quasi impalpabile motivo di divertimento. Da lì a poco iniziarono a procurarsi i primi gruzzoli di gettoni rubandoseli alla cassa. Il vecchio bacucco che vi lavorava era un rincoglionito prossimo allo stato vegetativo, e si faceva ripulire senza manco accorgersene. Era competente nel suo lavoro tanto quanto Ermanno Olmi nel girare un film che non sia ambientato nel Medio Evo, o nel descrivere leziose disgrazie di contadini bergamaschi - interpretati a loro volta da contadini bergamaschi (sempre siano lodati i figli del neorealismo) -.
Il divertimento nutrito nei miei confronti, divenne nell'arco di pochissimi giorni dapprima timore reverenziale, in seguito materializzai la rappresentazione ideale del nemico pubblico numero uno agli occhi di tutti.

<< Ehi, testa di cazzo. Mettimi un gettone, e vediamo chi rompe il culo a chi.>>
<< I gettoni li ho comprati io e li uso come mi pare.>>
<< Sono più grande, ho un coltello a serramanico e ti posso prendere a calci nelle palle. >>
<< Si, ma i gettoni sono i miei e non è giusto! Valli a rubare a Ermanno Olmi. >>
<< E tu credi che non ci abbia già provato? Oggi è in stato di grazia e gli si è disappannato il cervello. >>
<< Ma io... >>
<< Non lo sai che devi obbedire agli ordini del più forte? Mettimi l'insert coin o ti ammazzo!>> (spero non abbia scelto di proseguire gli studi presso la facoltà di giurisprudenza, scienze della formazione, o lingue straniere).

Lui scelse Chun Li, ed era come completamente assente: si trovò impreparato di fronte alla scoperta dell'upskirt. Stessa gloria toccò agli altri. Anche gli immigrati cominciavano a interessarsene e farfugliavano qualcosa tra di loro. Di tanto in tanto qualcuno mi sfidava. Una volta, invece, mi capitò un turista giapponese che credeva di diventare invulnerabile all'atto di legarsi un hachimaki sulla fronte - la triste verità, invece, constava nel fatto che anche un bradipo ammaestrato avrebbe potuto sfruttare il sistema di diagonali del controller con più dimestichezza -.
Mi sorsero anche dubbi su malcelate tendenze razziste da parte di Ermanno Olmi, dedotte dal suo espansivo incitamento nei miei confronti quando li sfidavo. Esemplari furono le frasi: "Fagliela vedere come si gioca a quegli sporchi negri di merda!"./ "In Vietnam ci facevamo gli origami e le bacchette in legno di bambù, con quei fottuti musi gialli!".
L'estate volgeva al termine, ricordo che il mese di agosto era agli sgoccioli, e io mi recai all'Era Argiva spiritualmente predisposto alla smanettata da coin-op diurna. Ma uno di quei giorni Street Fighter non c'era più. La postazione era lì dove la ricordavo, ma vi ci trovai solo cavi, e su quel muro un grosso barlume di polvere nerastra che ne mimava la sagoma. Il passaparola che si generò attorno al fenomeno, trovò l'ipotesi più accreditata nell' intricato intreccio probabilistico mirabilmente estrinsecato da Ermanno Olmi: "Avete visto come ci appiccicavano gli occhi sopra, sono stati quei negracci mangia-banane!".

Proprio così. I "negri di merda" avrebbero architettato un furto di tal portata sotto l'effetto psicostimolante di un'overdose da potassio, non considerando una serie di "sottilissime" circostanze che avrebbero poi determinato l'effettiva utilità del gesto:

a) Per poter usufruire di un videogame hai bisogno di essere allacciato a un servizio di distribuzione dell'energia elettrica; cosa improbabile, se tre quarti della tua vita si svolgono in un tendone abusivo di un camping abusivo, a meno che non ci si allacciassero abusivamente, andando oltre i limiti del meta-abusivismo (tanto si sa come sono i carabinieri in prossimità di Capaccio Scalo [voce senza fonte]).
b) Il furto di una gigantesca, pesantissma piattaforma coin-op implica (ma per pensarci a freddo prima di rubarla devi essere un genio) l'utilizzo di gettoni, i quali non furono presi minimamente in considerazione.
c) Se ti trascini un'intera sala giochi, facendola strisciare sulla sabbia sotto il sole di un mezzogiorno d'agosto e cerchi di venderla con disinvoltura insieme a bikini e ciambelle salvagente (tanto i tedeschi morivano di congestione perchè si tuffavano dopo aver mangiato e io mi divertivo lo stesso), beh... puoi star certo che non ci riuscirai. Io perlomeno ci avrei buttato un occhio di stizza.
Fregnacce presumibilmente, ma quando stabilisci una qualsiasi modalità di rapporto affettivo con qualcosa che percepisci fisicamente e che poi perdi, può esser sufficiente l'acquisizione di un dato di fatto reso a buon mercato per rimuoverne il trauma, possibilmente con un quadro di riferimento che generi un risvolto poetico/patetico di dubbia valenza e un, seppur minimo, riscontro di verosimiglianza emozionale. Io sono il nucleo centrale del mio mondo, la leva del me medesimo e dell'interrelazione verso l'altro, e mentre giocavo realizzavo in un contesto immaginifico la proiezione di un'entità fisica manifestatasi nella terza persona sotto il mio coscienzioso controllo: la più grande aspirazione dell'era moderna attraverso la griglia di un rettangolo e i granuli dei pixel. Fanculo se pensate ancora che l'uomo voglia volare! I simulatori di volo esistevano da un pezzo. Vi osservo, che credete? Appena l'ala del vostro aereo easyjet traballa vi cacate sotto, sudate freddo e vi si commuove l'ascella, figurarsi a farvi uno scherzone con finti bulloni che saltano per aria (mi trovate fisso in postazione ala-destra).
Tornando alla questione di Street Fighter II, mi sono adagiato sull'atto di credere che la piattaforma di gioco abbia emanato su questa fantasmagorica riva l'ultimo sussulto elettrico sotto un tramonto rubicondo, tra le onde salmastre balenanti di spuma e altre stronzate del genere, prima di smaterializzare per sempre il mio ranking: quarto nella graduatoria arcade. Quanto detto è accaduto finchè io lo possa prendere per veritiero, e mi son visto uscire di scena da quello spaccato esistenziale così come mi sono visto uscire da innumerabili stadi di quel mai troppo lungo iter di formazione chiamato vita:
ovvero, come un onorevole sconfitto.

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lunedì 16 novembre 2009

Kill some day - matman4 goes to Bologna

di matman4

Tranquilli. Ci sono andato.

Mercoledì suonavano i Motorpsycho a Bologna e Michele Zarrillo a Napoli. A malincuore, ho optato per i Motorpsycho (sperando che una volta arrivato all’ Estragon non mi dicessero che il concerto è stato annullato poiché i Motorpsycho avevano deciso di andare al concerto di Zarrillo)

Mentre Casamicciola fa la fine di Atlantide, mentre incolori idee verdi dormono furiosamente, mentre mi appresto a prendere l’intercity Napoli-Venezia delle 8.24, prendo l’intercity Napoli-Venezia delle 8.24. Mi aspettano sei ore di viaggio che trascorrerò a guardare il finestrino (e sì, mica ho l’ iPod o il laptop come voi. E se ce li avessi non li userei per trascorrere il tempo in un treno. Sono ancora una persona, io.)
All’altezza di Roma, succede qualcosa di inaspettato : un gruppo numeroso di emociati con capelli verdi e/o rossi, magliette a righe e cani d’ordinanza assalta il treno.
Cazzo ci fanno qui ‘sta caterva di pallemosce giocatori compulsivi di Uno ?
Vuoi vedere che si sono impossessati dei Motorpsycho ? Naah, non dovrebbero sapere neppure chi sono.

matman4 “ Ragazzi, dove andate ?”
Uno dei pallemosce “ A Bologna, per il concerto.”
m4 “ O cazz … ehm, il concerto di chi ? “
Uno dei pallemosce “ Dei Green Day.”

Fiuuu , pericolo scampato. Se me li fossi trovati tutti all’ Estragon mi sarei pentito di non essermi portato dietro una bomba incendiaria al fosforo bianco (la morte di qualche emociato val bene un Capodanno meno scoppiettante)

Poco prima delle 15 sono a Bologna capoccia. Per chi non ci fosse mai stato, alcuni consigli che vi possono essere utili (lo so che ci siete già stati, la lista è per i bifolchi provinciali come me) :

- anche lì ci sono i pakistani che vendono le birre schifose a un euro, quindi tranquilli.
- si scroccano cancerogene con una facilità allucinante.
- nessuna delle persone che girano per Bologna è nata a Bologna.
- le persone sono gentilissime nel dirti che non hanno idea di dove sia la strada che stai cercando.
- Bologna sembra Salerno con dei portici ; il livello di belle ragazze è però superiore.
- avrò camminato per più di 6 ore, ma di Zanardi e Colasanti neppure l’ombra
(Petrilli, vabbè, è morto.)

Trascorro il pomeriggio cercando di capire dove si trovi l’ Estragon (non ho una cartina o uno schermo con su Google Maps per orientarmi. Sono ancora una persona, io.)
Scopro che si trova all' interno di un parco pubblico denominato Arena Parco Nord. Ci vado. E’ un parco enorme, deserto, bistrattato. Sembra di essere nel cuore di Cesare Pavese. Mi diverto a saltare sulle foglie secche, dalle mie parti non se ne trovano (le useranno i tossici per fumarsi l’eroina, mah.) Chiamo col telefonino l’ ex–Amore della Mia Vita – vive a qualche kilometro da qui - affinché mi dia qualche indicazione per tornare alla stazione, che finora mi sono già perso una decina di volte e non ricordo mai le strade, anche se appena percorse. Ah, l’ ex–Amore della Mia Vita, ormai fallita affermata (canta in un gruppo indie-rock). Mi aveva giurato che veniva al concerto salvo tirarsi indietro una settimana prima. Già che ci sono ne approfitto per dedicarle Quanto ti voglio di Claudio Baglioni (dai 2 minuti e 16 secondi in poi). Mangio un panino, mi fumo la decima cancerogena della giornata, urino un paio di volte sull’erba gridando “ Ci piscio, sulla desolazione ! ”. La sola risposta che ho sono i clacson degli evangelion che sfrecciano sulla tangenziale lì vicino. Trovo l’ Estragon, c’è musica nell’ aere, all' interno ci sono i Motorpsycho che stanno provando. Provo ad aprire la porta d’ ingresso, è chiusa. Chiamo col telefonino il fratello del mio mentore
(che, incredibilmente, ha il mio numero memorizzato. Non finirà mai di stupirmi, quel ragazzo - anch' egli fallito affermato) chiedendogli di farmi parlare col mentore, al quale chiedo se sia il caso di provare ad entrare comunque. Mi dice “ Meglio di no.” Ok.

Torno al centro di Bologna, compro un paio di fumetti e li leggo, vedo una manifestazione di professori precari che offrono vino e caldarroste ai passanti, anziani che girano in bicicletta … Bologna non fa per me, troppo vivibile, troppo perfettina. Ho bisogno di stare sempre sul chi vive, dei sacchetti di immondizia che intralciano il cammino, del caos. Sono ancora una persona, io.

Torno all’ Estragon, il concerto inizia poco dopo le ventidu … ma vaffanculo, alle dieci.
I Motorpsycho sono sul palco, mi piazzo tra le primissime file, come sempre penso all' eventuale effetto Roskilde, c’è frenesia nell’aria. Lo noti che sono in parecchi venuti apposta dalla Sicilia, dalla Sardegna, dal Trentino. L’entusiasmo va oltre le stelle, al terzo pezzo Kenneth Kapstad è già a torso nudo - e si stanno mantenendo calmi, hanno cominciato con Watersound, uau. Niente da dire, i tre figli di baldracca norvegese fanno il loro onesto spettacolo, ci mettono l’anima, si vede. C’è un' atmosfera di continuo visibilio. In lontananza mi sembra di notare Dino Zoff e Zeman che pogano. Durante i bis il pubblico strepita (ma con decoro, ehi, ci sono dei pezzi da ascoltare). Dopo un inizio relativamente lento si finisce in un tripudio compulsivo/delirante di chitarra, basso, batteria - ma va ?- , con aggiunta di pianola (mellotron, presumo). Eccitazione animalesca pervade l’ Estragon, neanche avessero usato come plettri le teste di Cicchitto e Gasparri. Dopo più di due ore, il concerto è terminato, il locale deve chiudere. Fosse stato per i Motorpsycho avrebbero suonato fino alla vittoria della Champions League del Livorno.

(Nella foto, i Motorpsycho. La qualità dell' immagine non è eccelsa, ma che volete farci : non sono di quei coglioni che passano tutto il tempo del concerto a scattare centinaia di foto con una fotocamera digitale. Sono ancora una persona normale, io.)

Parlo con due ragazze siciliane conosciute prima del concerto (non so di dove siano esattamente, mi hanno detto soltanto “ Siamo siciliane ”. Io non direi mai “ Sono campano ”) Riusciamo a farci dare uno strappo da un tizio dotato di evangelion, evitando così di camminare per quaranta minuti per raggiungere la stazione. Ho
l’ intercity che parte alle 2.22, le ragazze invece prenderanno un aereo verso le 5 del mattino. Mi costringono a girare con loro per visitare Bologna e io odio visitare le città. Penso “ E vabbè, ci provo, magari col tempo sono cambiato, stavolta riuscirò a provare qualcosa guardando un monumento, come fanno le persone normali … “

Scopro di non essere cambiato.

Dopo un po’, sosta in un pub, saluto le ragazze, vado alla stazione. Ritrovo gli emoresiduati del concerto dei Green Day e, sarà lo spessore degli argomenti di cui parlano, sarà l’accento romano, sarà che li odio, mi sembra di essere in un cofanetto DVD dei Cesaroni. (che poi, a casa, ho il videoregistratore, mica il lettore DVD. Sono ancora una persona, io.)
Salgo sull’intercity, m’addormento all’arrivo a Roma, il treno giunge a Napoli alle otto e mezzo, ma mi sveglio alle dieci e venti.

Casa dolce casa, finalmente.
Dimenticherò che quel giorno suonavano Il Teatro degli Orrori a Napoli e mi maledirò per i due giorni a venire.

Ah, sabato sono stato ad Agnano – v’ era pure hollerJack - al concerto dei Piano Magic. A tre giorni di distanza dai Motorpsycho, tutto il resto sembra merda. In questo caso, una merda inglese di buon livello.

(Nella foto, Glenn Johnson. Ovvero la dimostrazione che con quella faccia puoi anche essere il cantante di un gruppo rock e non necessariamente uno studente
d’ Ingegneria fuori corso. Per i meno svegli : no, non è il Glenn Johnson terzino destro del Liverpool. Almeno spero.)

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venerdì 13 novembre 2009

Testa o croce

di matman4

E basta con 'sta storia del crocifisso.

E crocifisso di qua e crocifisso di là, e crocefisso su e crocifisso giù, e crocifisso a destra e crocifisso a sinistra. Basta, che poi Gesù vomita. Riflettiamo un attimo.

Per i cristiani, il tizio sul crocifisso s’è sacrificato per l’umana stirpe. Per ricordare quel gesto che è bello, ok, ma non completamente disinteressato e tristemente sfruttato da terzi (ci si marcia sopra da più di duemila anni, qualcuno ne approfitta per non pagare le tasse) si sente il bisogno di riproporre il nobile atto in forma di miniatura stilizzata da apporre sui muri di taluni luoghi pubblici. Ok. E negli strip-club ? Ecchè, Gesù non s’è sacrificato anche per i gestori e i clienti degli strip-club ? A ‘sto punto, se siete coerenti, il crocifisso me lo mettete ovunque : nei bowling, nei cessi pubblici, negli scannatoi, nelle chiese.

E’ anche vero che Gesù non è stato l’unico a essere crocifisso. Anche altre persone sono state crocifisse, non è che ha l’esclusiva sulla morte sui legni in croce. Magari ti piazzi un crocifisso al collo e ricordi la memoria di un assassino seriale coprofago vissuto migliaia di anni fa (c'è da dire che Gesù almeno non era un coprofago)

Fatto sta che non si può mettere nelle scuole e negli uffici una semplice immagine di Gesù, no
(andrebbe bene quella che si vedeva nei vecchi concerti di Santana, autografata). I cristiani - per carità, non tutti - sentono troppo il bisogno di godersi il loro idolo in crocefixion version, come se, mentre si è impegnati a stampare fotocopie o ad ignorare il prof. di biologia, avessero l’impellente bisogno di fissarlo e ricordare a se stessi “ Che merde i nostri antenati, hanno crocifisso Gesù, lui che è un grand’uomo.” – che, tra l’altro, è utile perché ricorda anche che nella nostra millenaria nonchè stupenda cultura, qualche volta si è anche sbagliato.

Quindi, per i cristiani c’è il bisogno di ricordare che l’umanità, ogni tanto, prende una cantonata
(crociffigere Gesù, il nazismo, l’Oscar a Cuba Gooding Junior). Se la faccenda si limitasse al fatto che c’è bisogno di un simbolo per ricordare che ogni tanto gli umani sbagliano, tanto vale appendere sui muri poster degli XTC, il più grande gruppo pop di sempre che però non se li è cacati quasi nessuno.

Alla fine della fiera, c’è bisogno di un’ immagine che rappresenti - per cristiani e non, così mettiamo tutti d’accordo - un grandissimo sacrificio di un uomo dall’immensa levatura morale e che faccia capire a noi tutti che ogni tanto si può sbagliare.
A saperlo prima mi facevo scattare una foto di quando accompagnai la mia ex-ragazza a un revival anni ’80, così la faccenda moriva lì e tutti avrebbero vissuto felici e contenti.

Ad ogni modo, per me il crocifisso nei luoghi pubblici è ok.
A patto che sia lo stesso che ho nella camera da letto.


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martedì 10 novembre 2009

Antropologia negativa dei '90 tramite fenomeni d'intrattenimento ludico

(perchè le generalizzazioni generano mostri).

di hollerJack

Gli anni '90 costituiscono il primo decennio della mia vita che abbia vissuto per intero. Dovrebbero essere quindi importanti per poter comprendere le tappe di formazione e i punti di riferimento della mia generazione e di quel genius loci quale io non sono di certo! Sono gli anni che designano la nascita del mio io intelletual-edonistico, sono stati quell'arco temporale in cui han visto luce i computer portatili, i primi dispositivi di telefonia mobile, i multisala e altre cose molto più importanti che hanno scandito per sempre un profondo cambiamento nel rapportarci al mondo esterno e all'altro (le mie prime erezioni). Sono allibito quando mi parlano del suddetto decennio sotto il punto di vista del costume infantile/adolescenziale, mortificato da quel ciarpame che dovrebbe esser fregio di ciò che tutti sono stati (eccetto me).
Dozzine di gruppi su facebook rivendicano questi FANTASTICI anni, ricordando le tappe fondamentali per la formazione di qualsivoglia "semi-automa che simula con linguaggio facoltà di pensiero autonomo", individui che han creato una figura tanto ad hoc e in aperto consenso ai tempi che corrono da potersi definire orgogliosamente archetipi di se stessi. Proprio i sopracitati gruppi creati su facebook da lucide menti dalla riprovevole abilità di sintesi, hanno postulato testuali considerazioni di questo tipo:

sei cresciuto nei '90 se:
a) non esisteva mercoledì senza una copia del topolino
b) mangiavi la girella per merenda
c) collezionavi i paciocchini!
d) giocavi coi lego e crystal ball!
e) adoravi il gusto di gelato al puffo!
f) compravi il calippo fizz alla cocacola e il luke
g) ascoltavi la musica alla radio, massimo col mangianastri!


per tua informazione, brutta troia che hai realizzato questo gruppo insulso:

A) Non ho mai letto topolino fino all'anno scorso nella sala d'attesa di uno studio oculistico e ora che ci penso non ricordo nessun memorabile mercoledì della mia vita adolescenziale, sarà che non compravo topolino o che il mercoledì è un giorno triste di per se.
B) Le girelle te le puoi ficcare su per il culo, sicchè il mio primo ricordo nitido dell'aver ingurgitato quei rivoli di merda al cioccolato ricoperti di pan di spagna risale a qualche anno fa;
C) I paciocchini che hai voluto evidenziare con tanta enfasi tramite punto esclamativo non so proprio cosa siano, e certamente non voglio saperlo dato che lo trovo un nome davvero inquietante;
D) Dopo la prima volta che giocai al crystalball i miei mi hanno riempito di sberle perchè col cavolo che non macchia;
E) Non mangio gusti di gelato di colore blu, la natura non ha creato niente di quel colore che possa essere direttamente ingurgitabile, e mi piace pensare che adesso qualcosa si stia muovendo latente all'interno del tuo organismo dopo tutti quegli anni e che ti stia lentamente uccidendo come non avrebbe realizzato neanche il più macabro Cronenberg dei primi lungometraggi;
F) L'analogia "calippo-cazzo" l'ho dedotta a cinque anni.
G) Ascoltavi musica col mangianastri? Che bello, anch'io!!! Ti dirò di più, che resti tra noi però: vedevo film su videocassetta! Tra noi, eh? Che nessuno lo sappia per carità ma che empatia mostruosa e quanto sono cazzuti gli anni '90!!! Vi prego datemi un'arma da fuoco in questo preciso istante!! E versa quel vino Cristo Santo!!

...e i Tamagotchi? nessuno se li ricorda? E' un fenomeno oscurato volontariamente nonchè sottovalutato, a mio personalissimo avviso. Non fraintendetemi! Sin dai tempi della quarta elementare ho sempre considerato quella sorta di pollo-nipponico una enorme cazzata. Tuttavia sono da non molto venuto a conoscenza di una cosa che mi ha fatto riflettere (abbastanza poco, a esser sinceri):
Il tormentone Tamagotchi ha visto riuniti per alcuni anni studiosi d'ogni sorta che (poveracci) provavano a tutti i costi a trovare criteri e metodologie valutative al fine di spiegare i fattori sociali da cui potesse scaturirne il successo. Ed è così che sociologi, psicoanalisti, psicologi del cognitivismo, pedagogisti, hanno fatto di tutto - tecniche di induzione, deduzione, criterio popperiano di falsificabilità, si sono tirati le mele in testa - ma alla fine nessuno ci ha capito un beneamato cazzo di niente. Quando ti ritrovi davanti a una manifestazione, qualunque tipo di manifestazione tale da non far più valere le vecchie metodiche empirico-sociali puoi star certo che le cose hanno preso una piega diversa. Ebbene si, i bambini si sono completamente rincoglioniti. No, cioè volevo dire che le scienze sociali sono andate in tilt. Immagino il sociologo di turno che torna a casa dalla moglie, dopo l'ennesima maratona di congressi atti al fine di elaborare minuziosamente i dati sul boom dell'animaletto elettronico:

<< Amore, com'è andata? >>
<< Ancora male, tesoro mio. Non siamo nuovamente riusciti a catalogarlo quel figlio di puttana. >>
<< Dai, non fare così. Vedrai che col tempo le cose miglioreranno e riuscirete a venirne a galla. >>
<< Se devo esporre il mio punto di vista, so solo che per adesso stiamo nuotando senza meta in un mare di merda a causa di quegli strafottutissimi mini-pulcini-elettronici affetti da pullurosi! Le uniche cose venute a galla sono che cacano sempre, hanno bisogno dell'iniezione quando si ammalano, e che rientrano nella schiera di una fenomenologia ludica che prende il nome di cyber-pet. Capisci amore?? E' un anno che muovo il culo e questi hanno capito solo che è un cyber-pet! Un anno, porca puttana miseria! >>

Sulla scia di un boom di tale portata nacque tutta una serie di animaletti elettronici affini: la scimmia, la giraffa, il leoncino, la lontra, la foca, il gatto, il cane, il pastore eurasiatico che incula le capre (anche se non lo avreste mai dedotto, confesso che l'ultima l'ho inventata) ma non ebbero una gloria parimenti paragonabile, forse per il fatto che le nuove versioni non godevano di spirito d'intraprendenza da parte dei programmatori. Bastava un piccolo slancio creativo, tra cui le eterne-assenti funzioni / bastonata / iniezione letale / modalità Eluana Englaro /, e le cose sarebbero andate presumibilmente in modo diverso (d'altronde cosa te ne fai di un cane se non puoi neanche maltrattarlo?).
Ricordo ancora che a distanza di un paio d'anni dall'uscita in Italia, si verificavano casi di bambine vittime di incontri ravvicinati del IV tipo e di adduzione da Tamagotchi. Anche Eriska, una mia cara amica d'infanzia, era tendente ad entrare in un circolo di storna cerebrale da "ovetto dell'amore portatile":


Eriska: << Holler, il mio Tamagotchi è morto >>
hollerJack: << Beh, crescitene un altro, non mi sembra così grave. Il mio è deceduto per annegamento premeditato. >>
Eriska: << Lo so, ma non sarà mai obeso come quello che avevo prima. >>

...ma a pensarci bene, non è di questo che volevo parlare.




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lunedì 9 novembre 2009

Conseguenze

di matman4

Se non ci fosse stato il fascismo, non ci sarebbero mai stati i partigiani.

Non dimenticarlo mai.

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sabato 7 novembre 2009

Le dieci regole per scrivere in un blog umoristico

di matman4

(Nel tardo pomeriggio del 31 ottobre, allo stadio Olimpico di Torino - già stadio Benito Mussolini - la Società Sportiva Calcio Napoli 1926 vince, in rimonta, 3 a 2 contro la Juventus Football Club. In tutta Napoli e provincia evangelion sfrecciano a 120 km/h strombazzando, ragazzi ubriachi si abbracciano urlando canzoni inneggianti al virus A1HN1, nei bar i pensionati piangono per la commozione, le discussioni sono rese impossibili a causa dell’incessante esplosione di fuochi d’artificio.
Poi il Napoli ha vinto, e lì è cominciato il casino.
Miracolosamente sopravvissuto agli incredibili eventi, torno a scrivere su Normal Kombat.)


1) Criticare qualsiasi aspetto dell’ Italia (tranne il cibo)

2) Parlare degli esponenti dell’attuale governo in termini di Male Assoluto (graditi anche i paragoni con Hitler, Mussolini, Franco, Idi Amin, Satana, Paolo Montero e altri personaggi di fantasia)

3) Scrivere dei pregi e dei difetti di un oggetto mai preso in considerazione da nessuno ( es. l’ estetica dei tombini di Varsavia), sviscerare le più svariate considerazioni sul suddetto unendole ad aneddoti sulla propria vita privata (es. “ Non vidi da nessun’ altra parte tombini del genere. E non incontrai da nessun’ altra parte una donna del genere. In fondo era giusto così : troppo brutto per quella donna, troppo bello per calpestare i tombini di Varsavia.” Cose così.)

4) Ubriacarsi di vodka e scrivere concetti a cazzo senza usare segni di punteggiatura.

5) Ogni cinque righe inserire un termine arcaico o settoriale che mai usereste nella vita quotidiana.

6) Essere ateo, misantropo e fumatore e scrivere post su quanto sia bello essere ateo, misantropo e fumatore.

7) Fare fotomontaggi usando immagini di politici e personaggi della cultura pop degli ultimi trent’anni.

8) Andare su un forum di emo/ fan di Twilight/ integralisti cattolici, postare i commenti più cretini sul blog e commentarli sarcasticamente.

9) Caricare sul blog un video divertente da Youtube che non abbia avuto più di ventimila visite.

10) Ricordare in continuazione che non siete a vostro agio in qualsivoglia convenzione sociale.

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venerdì 6 novembre 2009

Ritorno al futuro IV

di hollerJack

Sicchè è da troppo tempo che le produzioni cinematografiche si fanno delle grandissime seghe su revival, discutibili sequel, improbabili prequel, riconsiderazioni, ritorni sul tema e altre stronzate di questo genere...

...beh, ho immaginato che potrebbe esser stato interessante continuare a sguazzare in questa amalgama indefinita di riciclaggi dal dubbio gusto, in risposta alle incessanti domande di ripescare la vecchia paccottigia trita e ritrita. Quindi ho ben pensato di proporre la mia idea di trama di quello che, a mio parere, potrebbe essere un non-trascurabile spunto per un degno sequel del trittico di Zemeckis RITORNO AL FUTURO.

L'unica circostanza a sfavore di ciò (che potrebbe generare situazioni alquanto paradossali e/o controfattuali), consta plausibilmente nel fatto che buona parte del pubblico potrebbe non accettare di vedere un Michael J. Fox sulla soglia dei 50 calzare scarpe da ginnastica stomachevoli e fare il coglione con l'Hover-Board volante, così come ritrovarsi proiettato sul grande schermo quello che ormai resta di Christopher Lloyd.

Eppure una soluzione ci sarebbe, e cercherò di spiegarla in maniera concisa: basterebbe farli tornare indietro nel tempo (anche metà anni '90 andrebbe bene), girare il film, caricare la pellicola su una DeLorean DMC-12 e riportarla nel 2009 / 2010 facendola viaggiare a 88 miglia orarie con una scarica elettrica da 1,21 gigawatt. Tutto qui, ed è fatta! Al resto ci penso io...





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